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Spagna & Italia: come il crowdfunding si sviluppa nel Sud Europa

20 Settembre 2022

Business insight

Lo sviluppo crescente delle piattaforme di crowdfunding in Europa si basa su di un’osservazione piuttosto semplice: il crowdfunding è una risposta 2.0, innovativa e trasparente, alle difficoltà di finanziamento nel settore bancario. In Spagna e in Italia le regolamentazioni su questo modello hanno preso delle traiettorie opposte ma dovranno ormai convergere con il nuovo regolamento europeo ECSP. Panoramica dell’evoluzione del crowdfunding nei nostri vicini iberici e italiani.

 

L’Italia, precursore europeo del modello crowdfunding

Il crowdfunding è emerso in Italia all’inizio degli anni 2010 con le prime piattaforme di donazioni. In realtà, è possibile tornare ancora più indietro nel tempo con il lancio di Produzioni dal Basso, nel 2005: portale italiano dal metodo di finanziamento basato sul dono con o senza contropartita. L’Italia ha avuto il primo vero boon nel 2012 con le piattaforme do it yourself (iniziative di finanziamento partecipativo avviate a partire dal sito dello sponsor, senza dover passare da una piattaforma di crowdfunding esterna).

Fatta eccezione per le piattaforme di crowdequity, l’Italia è molto flessibile dal punto di vista normativo, per cui sono state create numerose piattaforme. Solo tra il 2015 e il 2019, sono state create 54 piattaforme – su un totale di 95 – con predilezione per il settore del dono con o senza contropartita. È possibile citare EpPela, diventata la prima piattaforma di donazione del paese, che ha raccolto più di 5,5 milioni di euro nel 2021. Tuttavia, molte piattaforme di crowdfunding, donazioni con o senza contropartita sono state chiuse o sono state acquistate perché non trovavano un modello abbastanza duraturo per restare sul mercato.

Italia: il crowdlending e il crowdfunding hanno il vento in poppa

La tendenza del crowdlending è in aumento con una decina di operatori attivi. Questo modello è particolarmente apprezzato in un contesto di crisi del credito. Le aziende che fanno fatica a convincere le istituzioni più tradizionali sono particolarmente interessate a questo modello e lo vedono come un’opportunità per ottenere prestiti in tempi più brevi. Recentemente, il crowdfunding immobiliare si è diffuso sia come strumento di finanziamento che come prodotto di investimento. Con una crescita dell’86,5% rispetto al 2019, Walliance – piattaforma dedicata agli investimenti nel mercato immobiliare tramite equity e debt crowdfunding -, si è affermato in Francia come primo portale italiano ad essere autorizzato in un altro paese europeo, immatricolato nel registro dell’ORIAS. Bisogna sottolineare che il crowdfunding immobiliare, o crowdequity, è regolato in modo molto specifico dalla legge italiana.

La Spagna, uno sviluppo delle piattaforme particolarmente regolamentato

All’inizio del 2010, il settore del crowdfunding in Spagna era ancora timido e ci è voluto del tempo prima che si diffondesse pienamente, a differenza di quanto avvenuto per i suoi vicini francesi e tedeschi, più offensivi. Piattaforme come Lanzanos, SeedQuick o TheCrowdAngel hanno dominato il mercato negli anni 2013/2014. Come in Italia, anche in Spagna il sistema di crowdfunding è apparso come un’alternativa ai giovani imprenditori per trovare fondi, mentre il paese stava appena uscendo da una crisi economica.

Di fronte a tanto entusiasmo – e secondo alcuni, per ridurre il finanziamento bancario -, il governo spagnolo ha promulgato la legge 5/2015 per la promozione del finanziamento imprenditoriale, destinata a regolamentare la pratica del crowdfunding in Spagna. Ha così obbligato le piattaforme a registrarsi e ottenere un’autorizzazione presso la Comisión Nacional del Mercado de Valores (“CNMV”) (autorità di regolamentazione locale). Molto rigorosa – o addirittura restrittiva per i suoi detrattori -, questa fissa a 1 milione di euro l’importo che un’impresa può raccogliere e a 3000 euro d’investimento per un progetto per ogni investitore. Dall’entrata in vigore della legge, la Spagna ha visto diminuire il numero di piattaforme di crowdfunding. Ad esempio, nel 2016 si contavano 9 nuove piattaforme autorizzate contro 1 sola nel 2020.

Particolarmente popolari, diverse piattaforme di crowdfunding immobiliare si sono sviluppate in Spagna. Queste permettono di investire in immobili – su un singolo bene – e presentano tassi di redditività molto superiori rispetto ad altri prodotti finanziari. Mercato immobiliare volatile, difficoltà a garantire le spese generate dalla società… Non privo di rischi, il crowdfunding immobiliare è tuttavia molto apprezzato dai privati e ha registrato un balzo «triplicando il suo volume da 17 milioni di euro nel 2016 a 40 milioni nel 2019», secondo Rafael Merry del Val, co-fondatore e CEO di Wecity.

Crowdfunding europeo: armonizzazione delle norme applicabili con il regolamento ECSP

La disparità delle norme applicabili alle piattaforme di crowdfunding ha portato l’Unione europea a pronunciarsi su un’armonizzazione.

“Il 10 novembre 2021, il regolamento (UE) 2020/1503 del 7 ottobre 2020 relativo ai fornitori europei di servizi di finanziamento partecipativo per gli imprenditori (“Regolamento ECSP”) è entrato in vigore ed è diventato direttamente applicabile a tutte le piattaforme di crowdfunding che offrono i loro servizi sotto forma di prestito (“crowdlending”) o di investimento (o crowdequity”) relativo al finanziamento di progetti a fini professionali.

Per poter continuare la loro attività a livello europeo, il presente regolamento impone ormai alle piattaforme di cui sopra di ottenere lo status di fornitori di servizi di finanziamento partecipativo (“FSFP”).

Infatti, prima dell’entrata in vigore del regolamento ECSP, quando una piattaforma domiciliata in Francia desiderava sviluppare la propria attività sul territorio spagnolo, quest’ultima doveva conformarsi alla normativa locale in materia di crowdfunding (compresa, in particolar modo, la necessità di creare una filiale con sede in Spagna e di ottenere un’autorizzazione dalla CNMV).

Questo nuovo status è quindi un’ottima opportunità per le piattaforme di crowdlending e crowdequity che ora potranno sviluppare la loro attività su scala europea.

In questo contesto, le piattaforme esistenti in Spagna o in Italia beneficiano di un lasso di tempo di 12 mesi (fino al 10 novembre 2022) per conformarsi alla normativa. Le nuove piattaforme dovranno rispondere sin dall’inizio agli obblighi previsti in materia di autorizzazione, di trasparenza e di informazioni agli investitori.

Inoltre, la soglia di raccolta è armonizzata, ed è stata fissata a 5 milioni di euro per progetto. Uno svantaggio per le piattaforme italiane che, ad esempio, non avevano limitazioni.

  • Leggi anche: Piattaforme di finanziamento partecipativo: siete pronti per il regolamento ECSP?

 

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